Oggi lavoro a… Zoeterwoude

Come avevo sperato a marzo, quando son partita per la prima volta per lavoro, c’è stata una seconda volta. Pure più “fortunata” se vogliamo. Stavolta il mio capo mi ha portato a Zoeterwoude, in Olanda, cioè dove c’è lo stabilimento Heineken più grande del mondo (11 milioni di ettolitri annui), a seguire un corso sui risparmi energetici. L’organizzazione è stata affidata ad una signora inglese (gentilissima, bravissima, adorabilissima e che spero di incontrare nuovamente prima o poi) che ha gestito il tutto, e cioè circa 30 persone provenienti da Francia, Spagna, Olanda, Italia, Inghilterra, nello specifico, coloro che dovranno occuparsi di ridurre i consumi ognuno nel proprio stabilimento. Va da sé che il tutto fosse in lingua inglese, e qui si spiega la mia presenza lì (il capo scarseggia con l’inglisc…). A parte un po’ di noia al corso, dove i migliori stabilimenti spiegavano come hanno fatto a ridurre i consumi, è stato interessantissimo conoscere persone che lavorano in altre fabbriche europee e che (ho capito) hanno più o meno tutte le stesse problematiche che abbiamo noi. L’unico limite è stato la non fluidità del mio inglese  e il fatto che gli altri avevano più o meno tutti 20 anni più di me, ma ciò incuriosiva anche perché non si spiegavano la mia presenza lì e quindi qualcuno si faceva avanti per chiacchierare. Tornando all’inglese, spero di poterlo migliorare a breve, accidenti, è toghissimo ed è troppo utile. Ci ho messo però 24 ore, al rientro, a smettere di pensare ogni frase in inglese prima di parlare…

Veniamo al diario: mercoledì 7 ottobre mattina Elmas-Linate, e, poco dopo, Linate-Amsterdam, dove scopro che la stazione dei treni è praticamente dentro l’aeroporto stesso, e quindi partiamo subito alla volta di Leiden, ridente cittadina olandese dove abbiamo l’hotel. 20 minuti scarsi di treno e con la compagnia di una leggera pioggerellina raggiungiamo a piedi l’albergo, che è praticamente attaccato alla stazione. Notiamo subito circa 6 miliardi di biciclette parcheggiate in uno spiazzo coperto apposito, e non capisco come ci possano essere lì 6 miliardi di biciclette se in quel paese sono molti meno… Comunque scopro che Leiden è una cittadina di universitari, e mi piace subito tantissimo perché ha case basse, in ordine, tanto verde, tutto piste ciclabili, fiume, ponti, mulini e tutti gli altri luoghi comuni (accertati) olandesi. Insomma, un semestre qui lo farei più che volentieri! Ho visto anche qualche motorino in giro (che può andare nelel piste ciclabili, piano), ma ho avuto l’impressione che chi lo possieda sia considerato il soggetto della situazione, dato che secondo me lì fa molto più figo avere la bici. Perfino io lì vorrei la bici.

L’albergo è un 4 stelle, anche se le 4 stelle probabilmente gliele hanno date negli eighties perché non credo sia molto cambiato da allora e il 4 stelle di Bergamo, al confronto, ne aveva 14. Comunque la camera era pulita e in ordine, anche se il secondo giorno non mi hanno lasciato gli asciugamani e ho dovuto protestare un paio di volte per farmeli portare… E meno male che sono olandesi :P. Se ve lo state chiedendo, no, non c’era il bidet.

A cena andiamo con gli altri colleghi italiani in un ristorantino a caso, mangiamo una bella bistecca di carne irlandese (???) con carote, nua cosa verde, e, a parte, patatine fritte. Dopo cena, fuori, ci rendiamo conto che c’è un freddo boia e torniamo subito in albergo… Doccia e nanna, ma dopo due telefonate, perché senza internet da 12 ore mi sento già troppo fuori dal mondo. Sveglia presto, colazione svogliata, pulmino, e arriviamo a Zoeterwoude, dove facciamo il corso in una specie di pub all’interno della zona dello stabilimento (che in pratica è quasi una città a sè…). Caffè lungo e biscottini alla pausa, zuppa di pomodoro e panini con dentro cose (ma buoni) a pranzo. Al rientro in albergo mi capita la storia degli asciugamani, ma tanto non è che ci fosse molto tempo per fare chissà cosa, poco dopo dovevamo già uscire per la cena. Ci fanno una sorpresa e ci portano a fare un giro in barca lungo il fiume, per farci vedere un po’ Leiden. Il giro è una figata, anche se il barcone con 30 persone sopra ha un non so che di albanese, più che di olandese. Da non dimenticare i passaggi sotto i ponti, talmente bassi che dovevamo inchinare la testa per non sbatterla… Prima ho scritto “ci fanno una sorpresa”. Ho gradito la sorpresa del giro in barca, ma se lo avessi saputo prima mi sarei coperta di più, perché maglietta a maniche lunghe, maglione, sciarpa e giubbino invernale non bastavano a non farmi congelare. Ho anche gradito i formaggi e i salamini che ci hanno offerto nella barca (pitticca sa fammini), m non ho accettato la lattina di Heineken a corredo di questo aperitivo..

La cena è in un luogo dove si mangiano cose. Strano eh?! Non so dire dove fossimo a cena, ma era sicuramente un luogo, anche molto carino, e altrettanto sicuramente posso dire che le cose che ci hanno dato erano da mangiare. Anche se ho ancora dubbi su quel patè a forma di tubo corto con una fiammella sopra. Sapeva un po’ di paraffina. Idiozie a parte, provo a descrivere le portate. Vorrei dire descriverVI ma dubito che qualcuno legga questi post, quindi proseguo con l’infinito.

Per prima cosa una bella birra alla spina, Heineken (ma và!!!), che accetto pure io per non fare sempre quella che non-bevo-birra-perché-non-la-digerisco-ma-comunque-mi-fa-schifo e quindi non dover dare spiegazioni. Per la cronaca, ne ho bevuto due sorsi, il primo anche gradevole, il secondo pessimo. Acqua, grazie.

Antipasto, cubetti di tonno crudo spolverato di semini beige e neri (è il massimo che so dire), fresco e tenerissimo, tutto sommato buono, con qualche gamberetto gustosissimo. Tralascio le verdurine che ci hanno messo sopra. Ci portano anche burro salato da mangiare con dei paninetti, squisiti. Avrei cenato solo con quelli io.

Primo, se di primo si può parlare, 5 cucchiai di una zuppa di pesce, molto probabilmente di aringhe, perché era salatissima e sopra ci galleggiava un pezzo di pesce (già pulito)grande circa come un’aringa. Insomma, uno sputo di zuppa di aringhe salatissima.

Secondo, un bel pezzo di pollo con tanto di coscia cucinato in un modo che è venuto molto buono e con il sughetto, ma non so dire altro perchè questi piatti elaborati hanno troppe cose buttate lì a caso. Non ricordo se c’erano anche delle patate… Sarei dovuta essere più concentrata sul cibo, forse, ma chiacchierare in inglese con un olandese in mezzo al frastuono di un ristorante e usare pure il labbiale per capire cosa diceva ed essere anche concentrati sul cibo non è ancora alla mia portata.

Dolce, una sorta di crema leggermente budinosa con sopra uno strato gelatinoso di frutti di bosco con sopra uno strato di yogurt bianco (yogurt che ho provveduto a spostare perché immangiabile per me). Buono. E una pallina di gelato al cioccolato con croccantini biscottosi in mezzo. Indovinate quale mi è piaciuto di più?

Dopo cena, nanna. Di nuovo sveglia presto, colazione svogliata, chiudo le valigie, check out, e si torna al corso. Di nuovo blabla di gente che parla, pausa caffè lungo biscottini, pranzo panini, e finalmente la visita allo stabilimento. Ci dividono in gruppi, e ci portano con un pulmino stravecchio caratteristico ogni gruppo in una zona. Vediamo la fabbricazione, la cantina, lla zona servomezzi, la sala cottura, e infine il confezionamento, dove ci ritroviamo con gli altri. E’ tutto giganate, cioè, ce n’è molto di tutto. E’ come la nostra fabbrica, ma ce n’è di più. Più volte. Non so quante linee hanno in confezionamento, ma erano tante e belle, una nuovissimissima! Ammetto però di non averci capito molto del giro, vuoi per le sipegazioni in inglese/olandese vuoi perché conosco “bene” solo i confezionamenti.

Fine del giro, c’è già il taxi e via verso l’aeroporto di Amsterdam. Check in, imbarco, e via verso Fiumicino. Panino veloce, imbarco e via verso Elmas. Ritiro bagagli, ritiro macchina dal parcheggio e via verso Oristano.

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